Introduzione

Il presente lavoro è nato dal bisogno di chiarire criticamente l’impressione da me provata nella lettura dei canti posteriori al Pensiero dominante (e che io d’ora innanzi chiamerò senz’altro “nuovi canti”) di un tono unico e nettamente diverso da quello dei grandi idilli e di ogni altra poesia leopardiana precedente.

Mi sembrava che i giudizi critici tendenti a svalutare parzialmente o totalmente i canti del nuovo periodo non cogliessero il centro della nuova poesia e che perciò la dovessero di conseguenza considerare frammentariamente, misconoscendone la sua essenziale qualità artistica e fermandosi alla sua superficie piú apparentemente prosastica. Ché certo non è possibile comprendere criticamente una poesia se non se ne afferra l’anima, lo speciale accento che la spiega e vivifica intimamente. E mentre per certe poesie a questo accento si arriva con relativa facilità, per altre occorre una fatica maggiore, una pazienza di molteplici letture e quasi uno sforzo umile di comprensione. Ora, la poesia dei nuovi canti è proprio di quest’ultime nelle quali si richiede una maggiore costanza critica per giungere al centro poetico.

E tanto piú ci si trova in principio disorientati di fronte a questo nuovo mondo vigoroso, eroico, in quanto che ci si arriva dalla poesia armonica del periodo precedente e con il preconcetto di un Leopardi di ispirazione unicamente idillica.

Bisognava perciò, in una giusta valutazione dei nuovi canti, non tanto cercarvi il motivo idillico, quanto tentare di individuare lo spirito che potesse spiegare questa diversa poesia.

Io ho creduto di caratterizzare la nuova forma chiamandola “personale”. Si sa, ogni arte è personale ed anzi forma, è proprio personalità pura, ma in questo caso la parola acquista un suo speciale significato che si chiarirà praticamente durante tutto il corso del lavoro: la nuova forma è personale in quanto essa esprime l’animo piú profondo del poeta, le sue convinzioni piú salde, in quanto in essa è piú visibile l’impronta di una personalità eroica, vigorosa, combattiva, che vi trova l’unica propria eterna realizzazione. E questa personalità propria del nuovo Leopardi, nella nuova poesia è in primo piano, non allontanata, distaccata nel sogno o nella ricordanza, ma impetuosamente protesa alla lotta con il presente, al contrasto con ciò che la ostacola e la nega.

Negli idilli manca sempre, anche là dove sembra piú spiccare la personalità del poeta, un accento forte, energico, eroico: tutto si placa, tutto si armonizza in un tono di rasserenamento che non è quello di ogni arte, ma è proprio dell’idillio leopardiano.

Nei nuovi canti invece il poeta sdegna l’armonizzato, il cantato, ogni specie di rifugio o di evasione dal presente in cui la personalità, pienamente cosciente del proprio valore spirituale, lotta e si afferma.

La nuova forma perciò, come diretta espressione, mai attenuata, ritardata di questa personalità eroica, si fa grandiosamente sinfonica, tutta di slancio e di scatto, sdegnosa di armonia raccolta e sommessa, creatrice di un linguaggio energico, a volte violento.

Il mio studio vorrebbe quindi provare che la forma personale si continua durante tutto il periodo iniziato con il Pensiero dominante, che proprio da quell’accento i nuovi canti possono essere spiegati e giustificati esteticamente e mostrare quali atteggiamenti assuma questa forma nei singoli canti. Il corpo del lavoro sarà cosí costituito dalle analisi dei nuovi canti, dopo le quali si potrà rispondere concretamente circa i caratteri della nuova poesia, ma prima delle analisi ritengo necessario premettere un capitolo che mostri la formazione e l’essenza della nuova personalità leopardiana e riproponga poi, piú spiegatamente, la tesi.

Per fare un lavoro piú completo (almeno come piano) sarebbe stato assai utile staccare il nuovo Leopardi da quello precedente, ripercorrendo in un ampio capitolo tutto il corso del suo sviluppo poetico e fermandosi soprattutto sui caratteri dei grandi idilli che per contrasto avrebbero meglio fatto vedere la novità della poesia in esame. L’economia del lavoro e la mancanza del tempo necessario a riassestare e concretare un centinaio di pagine scritte confusamente, mi hanno impedito di iniziare il mio saggio con una trattazione della poesia precedente ai nuovi canti.

Del resto le idee che campeggiavano in quelle pagine sono state riprese schematicamente all’inizio del primo capitolo, in cui d’altra parte non potevano rientrare alcune osservazioni piú particolari che non avrebbero valore fuori di uno studio completo dello sviluppo della poesia leopardiana.

Quanto alla funzione dei singoli capitoli del mio lavoro, mentre il primo isolerà il nuovo Leopardi e la nuova poesia, il secondo e il terzo mostreranno praticamente quale è la nuova forma, come e dove si attua, il quarto sarà una prova, attraverso le correzioni ai canti del ’35 dell’eccellenza del gusto del nuovo Leopardi: della seconda parte della bibliografia il compito sarà di mettere in chiaro gli errori di valutazione e l’insufficienza generale della critica dei nuovi canti ed integrare cosí la parte positiva del lavoro.